Parola di vita di Marzo 2008
a cura di Chiara Lubich
"Mio cibo è fare la volontà
di Colui che mi ha mandato
a compiere la sua opera" (Gv 4, 34).
Fare la volontà di Dio è cibo? Come può essere? Ma cos’è il cibo? Il cibo, preso in compagnia non è forse un qualcosa che dà gioia, pace, felicità, piacere, sazietà, riposo? Ecco che chi sperimenta nella propria vita il “fare la volontà di Dio”, sperimenta proprio queste sensazioni! Perché? Perché fare la volontà di Dio, come il cibo buono, è come assimilare, trasformare nella propria essenza più vera la vita. E che prodigio è questo?! Prodigio di un Dio che ha fatto bene tutte le cose e che ci ha creati per la felicità piena, ognuno come fosse unico! Tassello di un mosaico, che è la strabiliante opera della creazione, in cui ognuno è parte essenziale e importante; ognuno è parte di una bellezza più grande, che a volte non si comprende. Per questo non è scontato fare la volontà di Dio, ci va la nostra volontà, il nostro impegno, un po’ di allenamento. Merita un po’ di tempo? Facciamo tante cose per il gusto pieno della vita che a volte non fanno altro che appesantirci, perché non provare una cosa nuova e registrare nel cuore le sensazioni che si provano? Basta volerlo!
Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l’esistenza e l’esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.
Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.
La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l’opera che il Padre gli ha affidato.
Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, "assimilandola", "mangiandola", identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.
E qual è la volontà del Padre, l’opera sua, che Gesù deve portare a compimento?
E’ dare all’uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.
Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?
Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.
Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.
Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo - non è esagerato dirlo - di beatitudine.
"Mio cibo è fare la volontà di Colui
che mi ha mandato
a compiere la sua opera" (Gv 4, 34).
Fare la volontà di Dio è cibo? Come può essere? Ma cos’è il cibo? Il cibo, preso in compagnia non è forse un qualcosa che dà gioia, pace, felicità, piacere, sazietà, riposo? Ecco che chi sperimenta nella propria vita il “fare la volontà di Dio”, sperimenta proprio queste sensazioni! Perché? Perché fare la volontà di Dio, come il cibo buono, è come assimilare, trasformare nella propria essenza più vera la vita. E che prodigio è questo?! Prodigio di un Dio che ha fatto bene tutte le cose e che ci ha creati per la felicità piena, ognuno come fosse unico! Tassello di un mosaico, che è la strabiliante opera della creazione, in cui ognuno è parte essenziale e importante; ognuno è parte di una bellezza più grande, che a volte non si comprende. Per questo non è scontato fare la volontà di Dio, ci va la nostra volontà, il nostro impegno, un po’ di allenamento. Merita un po’ di tempo? Facciamo tante cose per il gusto pieno della vita che a volte non fanno altro che appesantirci, perché non provare una cosa nuova e registrare nel cuore le sensazioni che si provano? Basta volerlo!
Di cibo si ha bisogno ogni giorno per mantenersi in vita. Gesù non lo nega. E qui parla proprio di cibo, quindi della sua naturale necessità, ma lo fa per affermare l’esistenza e l’esigenza di un altro cibo, di un cibo più importante, di cui Egli non può fare a meno.
Gesù è disceso dal Cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato e compiere la sua opera. Non ha pensieri e progetti suoi ma quelli del Padre suo, le parole che dice e le opere che compie sono quelle del Padre; non fa la propria volontà ma quella di Colui che lo ha mandato. Questa è la vita di Gesù. Attuare ciò sazia la sua fame. Così facendo, si nutre.
La piena adesione alla volontà del Padre caratterizza tutta la sua vita, fino alla morte di croce, dove porterà veramente a termine l’opera che il Padre gli ha affidato.
Gesù considera suo cibo fare la volontà del Padre, perché, attuandola, "assimilandola", "mangiandola", identificandosi con essa, da essa riceve la Vita.
E qual è la volontà del Padre, l’opera sua, che Gesù deve portare a compimento?
E’ dare all’uomo la salvezza, dargli la Vita che non muore.
Possiamo vivere anche noi questa Parola così tipica di Gesù, sì da riflettere in modo tutto particolare il suo essere, la sua missione, il suo zelo?
Certamente! Occorrerà vivere anche noi il nostro essere figli del Padre per la Vita che Cristo ci ha comunicato, e nutrire così la nostra vita della sua volontà.
Lo possiamo fare adempiendo momento per momento ciò che Lui vuole da noi, compiendolo in modo perfetto, come non avessimo altro da fare. Dio, infatti, non vuole di più.
Cibiamoci allora di ciò che Dio vuole da noi attimo dopo attimo e sperimenteremo che fare in questo modo ci sazia: ci dà pace, gioia, felicità, ci dà un anticipo - non è esagerato dirlo - di beatitudine.
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