Tutto il meglio, tutto il peggio Ma YouTube lancia una sfida
GIGIO RANCILIO
S u un punto, tutti gli esperti di televisione sembrano essere d’accordo: nessuno sa bene come cambierà.
Eppure guardando Internet qualche segnale appare già chiaro. Il successo mondiale di un sito come YouTube (subito copiato da altre decine) che propone video della durata massima di 10 minuti «caricati» (cioè, proposti) dagli utenti, sta cambiando profondamente i gusti dei telespettatori. L’esempio più eclatante riguarda il ritmo, la fantasia (positiva e negativa) e l’obbligata stringatezza dei filmati di YouTube che ci sta disabituando (così come l’uso del computer verso la lettura) a tempi e modi di fruizione televisiva più lenti e più lunghi.
Insomma, quello che fino a poco tempo fa alcuni massmediologi sostenevano della pubblicità («racchiude la più alta dose di creatività della tv») sta diventando reale per i filmati stile YouTube. Con una differenza sostanziale, però: da sempre , la 'filosofia' di Internet è anarchica; e il cosiddetto «mondo web» racchiude tutto il meglio e tutto il peggio immaginabile e producibile da corpi e menti umani. Una specie di luogo dove convivono un enorme giardino delle meraviglie e una discarica infinita. Così è YouTube. Dove trovi autentiche chicche, rarità artistiche sublimi, momenti prodigiosi e filmati che esaltano le gesta di bulli, incitano alla violenza o sono pornografici. Tutto e il contrario di tutto.
Ma se fenomeni come YouTube stanno sottraendo sempre più pubblico alla tv generalista è anche per il fatto che lo zapping su Internet – a differenza di quella che accade davanti al video – è «consapevole» , non «passivo». Col mouse non ci limitiamo a girare canale nella speranza di trovare qualcosa che ci possa interessare, ma andiamo a cercarla. Facciamo una scelta. Verso l’alto o verso il basso. Dipende da noi.
Da noi che carichiamo filmati (spesso autoprodotti), «proponendoli» al grande pubblico e da noi che, cliccando su un link o digitando un testo di ricerca, li selezioniamo. Da «uomo» a «uomo».
Del futuro della grande tv generalista non dovete preoccuparvi: ci sarà sempre. Perché nessuno potrà rinunciare ad un canale capace di mettere in contatto e di unire il Paese davanti ai grandi eventi di cronaca, culturali, religiosi o sportivi. Semmai il punto è un altro. Con l’aumento esponenziale di emittenti digitali, satellitari e sul web ci sarà abbastanza pubblico perché ognuna trovi il suo spazio? Forse sì, ma le tv dovranno probabilmente cambiare. Il panorama video del futuro non sarà una partita tra televisioni tradizionali contro YouTube, ma una sfida all’insegna dell’offerta e della qualità (la richiesta milionaria di danni di Mediaset a YouTube, non scalfirà questo processo «massmediologico»). Da reti «di flusso» (cioè, con un palinsesto orario che copre tutta la giornata) le emittenti dovranno trasformarsi in «centri video», in grado di andare davvero incontro al pubblico, offrendoci – all’ora che vogliamo e magari su ogni piattaforma video: tv, web, telefonini e quant’altro – i programmi che cerchiamo. Per esempio, tutti i goal del campionato, tutti i telefilm della nostra serie preferita, i documentari, l’ultimo tg o gli incontri della Giornata Mondiale della Gioventù. Un servizio che, guarda caso, su Internet in parte esiste già. E si chiama YouTube. Rai e Mediaset l’hanno già capito. E hanno dato vita a siti come Rivideo o Rai.tv. Appena saranno in grado di renderli davvero fruibili da tutti attraverso anche i televisori tradizionali, la svolta sarà fatta. E a vincere non sarà la quantità dell’offerta ma la qualità.
( avvenire , 01-08-08, pag 2
Nenhum comentário:
Postar um comentário